Dall’India, l’antica pratica del digiuno

Nella cultura vedica, che è il fondamento della cultura Indiana odierna, gli aspetti etici, religiosi, medici, culturali sono de facto non separabili l’uno dall’altro. Nel nostro caso Agni (si pronuncia con la G gutturale) rappresenta la divinità vedica del fuoco, e in maniera traslata delle trasformazioni e del sole, e nel microcosmo-umano tutti gli aspetti metabolici, digestivi e di produzione di energia.

Non a caso Agni è la prima parola della antica composizione del RK Veda. Nella cultura vedica assumono massima importanza i rituali religiosi dedicati ad Agni volti ad assicurare l’armonia nell’universo e nel nostro pianeta.

L’atto del mangiare rappresenta parallelamente un rito sacrificale per assicurare il buon funzionamento dell’Agni interno e assicurare la salute, così affermano i testi antichi ayurvedici. La digestione, ricordiamo, dipende dal cosiddetto “plesso solare”. Di conseguenza dobbiamo capire quale può essere la funzione del digiuno per assicurare benessere e salute. La prima cosa da osservare è che l’organismo umano è in salute nel momento in cui è in armonia col macrocosmo. Noi siamo animali diurni e quindi le nostre attività, a parte il riposo notturno ed il sonno, devono essere confacenti con l’attività solare e quindi di Agni, pertanto dovremmo “digiunare” durante le ore notturne, e nutrirci del minimo indispensabile durante la cena.

In Ayurveda la fisiologia è coordinata da 3 funzioni base, i cosiddetti dosha, che sono VataPitta e Kapha. I Dosha rappresentano anche le “costituzioni” umane. I tipi con dominanza Vata sono longilinei, con muscolatura poco rappresentata, veloci nel pensiero e nell’azione e con capacità digestive irregolari e incostanti. I tipi con dominanza Pitta sono normolinei, con pelle rosata, naso aquilino, facilmente collerici e buone capacità digestive. I tipi con dominanza Kapha sono brevilinei, con denti grandi e quadrati, viso rotondo o ovale; essi sono molto calmi e pacifici, possiedono capacità digestiva lenta e/o debole.

Per migliorare le capacità digestive e purificare l’organismo dalle scorie ai tipi Vata e Pitta è sconsigliato il digiuno completo, perché potrebbe scompensare la loro fisiologia. Per loro è maggiormente indicato un digiuno “parziale”, magari da praticare periodicamente, anche un giorno a settimana. Questo “digiuno parziale” consta di una dieta liquida a base di zuppe, minestre, estratti di frutta e verdura (non consigliati quelli industriali, così come i succhi di frutta facilmente ossidabile come banane e mele), latte fresco intero (ovviamente biologico), tisane e/o anche acqua calda bollita per 15 minuti magari con una fetta di zenzero. Invece i tipi Kapha possono usufruire del digiuno, sempre limitato a non più di un giorno, senza praticarlo troppo spesso, soprattutto per aiutare la fisiologia a disintossicarsi. Nel giorno del digiuno è fondamentale bere acqua calda bollita 15 minuti con spezie come lo zenzero, pepe lungo, pepe nero, cumino, fieno greco, ma anche acqua tiepida con un po’ di miele.

Detto questo è fondamentale capire che in Ayurveda non esiste un approccio generalizzato per le varie patologie, ma la cura deve essere personalizzata solo dopo un esame approfondito che il medico fa al paziente.

Dott. Roberto Giorgi (Medico Ayurveda)

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