IPOTIROIDISMO: scopriamolo insieme

L’ipotirodismo, benché sia estremamente comune, è una malattia molto spesso insospettata. E anche quando lo è, è raramente diagnosticata”. Così scriveva il dottor Shames nel suo libro Thyroid power: 10 steps to total health (Arper Collins, New Yorrk, 2001).
Oggi vorrei presentare ai nostri fiduciosi lettori un argomento, seppur vasto, solo con lo scopo – magari – di suscitarne la curiosità o di stimolarne ulteriori approfondimenti: l’ipotiroidismo, cioè la ridotta funzionalità della ghiandola tiroidea.
La tiroide regola i processi metabolici, cioè la produzione di energia all’interno delle cellule ed il suo utilizzo. Produce, sotto lo stimolo dell’ormone ipofisario TSH, vari ormoni, tra cui i principali sono la triiodotironina (T3) e tiroxina (T4).
Il T4 è solo il precursore del T3, vera ‘forma attiva’, cioè l’ormone che, legandosi ai recettori, è il responsabile del metabolismo delle cellule.
Questi ormoni sono presenti nel sangue, legati ad una proteina, la tireoglobulina TGB, ed è solo la parte libera da questa (meno dell’1%) ad essere metabolicamente attiva. Quindi parleremo di FT4 e FT3 per indicarne le frazioni libere nel plasma.
L’ipotiroidismo, in realtà, non sempre è dovuto ad una ridotta funzionalità della ghiandola intesa come ridotta produzione ormonale: quest’ultima potrebbe eessere, ad esempio, la manifestazione della tiroidite autoimmune di Hashimoto, confermata peraltro, dalla presenza di anticorpi specifici. In questo caso la diagnosi è di facile formulazione mediante il dosaggio dei livelli ematici dei tre ormoni fondamentali: si osservano valori del THS ipofisario al di sopra della norma e valori dell’FT3 e FT4 al di sotto della norma.
Ci sono invece casi in cui le analisi del sangue non confermano l’ipotiroidismo, che però c’è e risponde adeguatamente ad una terapia a base di ormoni tiroidei. Nell’ambito dei valori ematici normali si può avere:
1. Ipotiroidismo da resistenza agli ormoni tiroidei. I recettori cellulari degli ormoni tiroidei non rispondono adeguatamente alla presenza degli ormoni stessi nel sangue. Questo può essere l’espressione di un difetto genetico dei recettori oppure la conseguenza dell’azione nociva di sostanze tossiche, inquinanti e stress ossidativi sui recettori stessi. In entrambi i casi l’attività metabolica della cellula è ridotta;
2. Deficit di conversione del T4 in T3;
3. Eccessivo legame alla tireoglobulina. Questo è spesso dovuto a un eccesso di estrogeni assunti per via orale o ad un ridotto metabolismo degli stessi causato da problemi del fegato o ad un eccesso di tessuto adiposo (che è a sua volta un importante produttore di estrogeni);
4. Carenza di iodio. Può dipendere dalla collocazione geografica del soggetto (aree abbastanza distanti dal mare, per cui il quantitativo di iodio presente nell’aria e nell’acqua è insufficiente a coprire il fabbisogno quotidiano (ad esempio la Valle dell’Aniene).
In tutti questi casi il paziente, pur avendo delle analisi nella norma, può lamentare sintomi classici dell’ipotiroidismo (che si presentano di entità variabile da soggetto a soggetto) quali: tendenza a ingrassare, capelli fragili o che tendono a cadere, unghie deboli, senso di stanchezza soprattutto al mattino, intolleranza al freddo, pallore accentuato.
Per i soggetti che presentano questi sintomi un’alimentazione adeguata può essere di valido aiuto, mentre l’uso di ormoni tiroidei aggiuntivi dovrebbe costituire sempre l’ultima soluzione. L’alimentazione infatti è molto importante. Innanzitutto, andrebbero eliminati o comunque ridotti al minimo i cibi considerati nocivi per la salute tra cui soprattutto grassi idrogenati, oli vegetali di semi, margarina, zuccheri semplici, farine bianche, latte, cibi conservati e da fast food, ecc..
È poi fondamentale evitare la carenza di quei nutrienti fondamentali per la funzione della tiroide, sopratutto iodio, selenio, magnesio, zinco, ferro, vitamine A, B6, B12, C, D ed E. Il maggiore apporto di iodio si può ottenere utilizzando del sale iodato. Naturalmente non bisogna esagerare in questo senso, perché sono molti i danni che un’alimentazione ricca di sale può comportare. Più valida, invece, la strategia che prevede un maggiore consumo di pesce e alghe marine. Frutta e verdura in generale dovrebbero essere alla base di un’alimentazione sana. Nello specifico, per un buon funzionamento della tiroide, dovremmo ricordare di mangiare la noce di cocco. Per riequilibrare la ghiandola non dovrebbero mancare mai sulla nostra tavola i vegetali che abbondano di selenio come il germe di grano, l’orzo, i semi di girasole e di senape, le noci brasiliane.
Fondamentale è anche una buona igiene intestinale, cioè la valutazione e l’eventuale correzione di un possibile malfunzionamento della flora batterica, come pure può essere necessaria una disintossicazione epatica (attraverso metodi naturali come l’omeopatia, la fitoterapia, gli integratori alimentari e l’idrocolonterapia). In omeopatia, oltre che mediante un trattamento di fondo per riequilibrio generale dell’organismo, si può agire anche direttamente sulla ghiandola tiroidea con diluizioni omeopatiche della stessa (organoterapia omeopatica). Utilizzando, per esempio “Thyroidea 4  CH” in supposte o fiale bevibili, somministrata a giorni alterni per uno o due mesi, si può stimolare gentilmente la ghiandola ad aumentare la sua attività. Questo a volte ha un effetto positivo, soprattutto nei casi di deficit funzionale senza autoimmunità.
Il dottor Barnes, uno dei principali studiosi della tiroide del diciannovesimo secolo, dimostrò che correggendo l’ipotiroidismo si poteva ridurre drasticamente l’incidenza delle due principali patologie degenerative: l’infarto e il cancro. Non solo. Egli con i suoi studi riscontrò che tutte le patologie degenerative come, ad esempio, il diabete, potevano essere ridotte se si fosse controllato l’ipotiroidismo, che spesso ne facilitava l’insorgenza.
Curare l’ipotiroidismo deve prendere in considerazione, in buona sostanza, diversi aspetti e non solo quello della carenza di ormoni tiroidei. L’obiettivo deve essere, se possibile, un riequilibrio completo dell’organismo, incluso lo stile di vita, che va improntato a una riduzione dello stress e a un migliore equilibrio psicofisico.

Dott.ssa Cristina Pistolesi

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