Piante e Salute (2): Il Cardo Mariano

“Quando tutto è silenzio e le cose cominciano a parlare, pietre, animali e piante diventano fratelli e sorelle e comunicano ciò che è nascosto “. Ernst Junger

Di sicuro dopo un lungo periodo che ci ha visti costretti a rimanere a casa, poter uscire è un grande dono e lo sarà ancor di più se approfittando del sole primaverile godremo anche di una passeggiata nel verde, questa volta con occhi diversi pronti a scoprire alcune delle numerose piante che chissà quante volte abbiamo incontrato ma che ora potrebbero destare un nuovo interesse.

Per il nostro secondo appuntamento “Piante e Salute: Racconti, apprendimenti e utilizzi“, rimaniamo in tema di piante depurative. La primavera è infatti, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, la stagione legata all’organo fegato e quindi il periodo migliore per effettuare una netta depurazione di questo importante organo.

Parleremo del Cardo Mariano che, come il tarassaco, è una comune pianta selvatica dalle eccezionali proprietà curative che in questo periodo con i suoi bellissimi fiori di color rosso purpureo di sicuro non sarà passata inosservata.

Appartiene alla famiglia delle Asterace, il nome latino è Silybum Marianum, pianta erbacea biennale diffusa dal mare alle regioni submontane tra i ruderi, ai margini delle strade, nei terreni incolti dell’Italia centrale e meridionale. Nel primo anno di vita produce una rosetta di foglie e nel secondo lo scapo fiorale racchiuso da un capolino formato da brattee pungenti, la fioritura dura tutta l’estate.

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ORIGINI DEL NOME e LEGGENDE

È una pianta molto gradita a pecore e capre che noncuranti delle spine ne sono ghiotte. Anche per gli uccellini è una leccornia soprattutto per i cardellini il cui nome sembra sia dovuto proprio al cardo. Dal termine cardo probabilmente deriva anche il verbo cardare: infatti i lanaioli dell’antica Roma si erano accorti che gli spinosi capolini erano adatti per pettinare la lana. Il termine Silybum  deriva dal greco Silybon con cui si chiamavano tutti i tipi di cardo, l’epiteto Marianus è invece riferito alla Madonna. Una antica leggenda narra infatti che le macchie bianche presenti sulle foglie del cardo sarebbero dovute alle gocce di latte cadute dal seno della Madonna quando la pianta si era prestata a nascondere la Sacra Famiglia inseguita dai soldati di Erode che cercavano Gesù per ucciderlo. È in virtù di questa leggenda che alle donne in allattamento veniva consigliato l’uso del cardo mariano. Secondo un’altra antichissima credenza il cardo mariano permetterebbe di capire, in occasione della festa di San Giovanni, se un amore segreto sia corrisposto o meno. Bisogna coglierne uno in piena fioritura e, dopo averlo bruciacchiato, esporlo durante la notte della vigilia in un bicchiere di acqua: se si ravviva, l’amore ancora segreto è corrisposto.

CARDO MARIANO E MEDICINA POPOLARE

Gli estratti di cardo mariano sono conosciuti e impiegati nella medicina popolare da più di 2000 anni: già i greci lo mescolavano al miele per calmare la tosse. Solo nel 1400, gli furono riconosciute le proprietà disintossicanti poi convalidate dalla scienza moderna. Prima della nascita della biologia, della farmacologia e della chimica, la medicina si serviva di schemi diagnostici e trattamenti terapeutici basati sulla credenza che i pianeti esercitassero delle influenze su tutte le cose esistenti e i medici nel fare diagnosi e preparare i rimedi ne tenevano gran conto.

Giorno, notte, ciclo delle stagioni, vita di piante e uomini: si pensava fossero tutti elementi influenzati dall’apparizione in cielo delle costellazioni. Persino il decorso della malattia e il sopraggiungere di epidemie si riteneva fossero causati dalla posizione e dal moto dei pianeti.

Ad ogni pianta corrispondeva un pianeta e, secondo questa teoria, il pianeta corrispondente al cardo mariano è Marte il cui elemento è il fuoco, espressione di aggressività, impulsività, sensualità.

La grande spinosità di questa pianta ne manifesta in pieno la natura di Marte al punto che nelle tradizioni ariane il cardo era associato al Dio Thor, dio della guerra e dei fulmini. L’analogia con Marte è basata anche e soprattutto sul suo colore rosso purpureo.

COSA CONTIENE

Le proprietà della pianta sono soprattutto concentrate nei frutti impropriamente chiamati semi: si tratta di acheni ovali di colore scuro, spesso marmorato, sormontati da un pappo a setole biancastre. Si raccolgono i capolini in estate avanzata e si essiccano. Si procede poi alla battitura per ottenere gli acheni. La droga contiene un complesso di flavolignani  denominati silimarina. Si tratta di una miscela formata soprattutto da silibina, silicristina e silidianina. La silimarina non è presente nelle foglie. Altri componenti sono lipidi, steroli, flavonoidi e proteine.

PROPRIETÀ CURATIVE

Il cardo mariano consente all’organismo di disintossicarsi da qualsiasi tipo di scorie. Le sue funzioni sono di proteggere il fegato migliorando la sua funzionalità e agendo sulla cellula epatica dove stimolando la sintesi proteica che dà luogo alla formazione di nuove cellule sane. È considerato anche un buon febbrifugo e stimolante l’appetito; favorisce inoltre l’assorbimento di sostanze nutritive. È indicato a chi soffre di patologie epatiche come cirrosi, epatite e steatosi e può essere comunque usato per una depurazione profonda quando si senta bisogno di disintossicarsi per uno stile di vita non propriamente corretto. La silimarina è inoltre un potente antiossidante in grado di reagire con i radicali liberi trasformandoli in composti più stabili e meno reattivi quindi incapaci di provocare danni alle cellule epatiche. La silimarina poi aumenta la produzione di glutatione un composto coinvolto nella disintossicazione da sostanze nocive nel fegato, nello stomaco e nell’intestino. Il cardo mariano inibisce anche la produzione di SOD (super ossido dismutasi, le SOD sono enzimi implicati nella difesa antiossidante di quasi tutte le cellule, in questo dieci volte più attivo della vitamina E).

L’azione antiossidante del cardo mariano è rilevante in quanto i radicali liberi sono coinvolti in diverse condizioni patologiche incluse infiammazioni, fibrosi e necrosi epatiche. Un uso particolarmente importante è il trattamento dell’intossicazione da parte del fungo Amanita Phalloides potenzialmente letale poiché le sue tossine causano la morte delle cellule epatiche nel giro di 12 /24 ore. La Silibina per via endovenosa è in grado di ridurre drasticamente la mortalità.

COME ASSUMERLO

Si può facilmente reperire il cardo mariano sotto forma di compresse o tintura e ovviamente in tisana. Per quanto riguarda la tisana si usa la polvere dei semi o i semi opportunamente contusi per permettere la fuoriuscita dei principi attivi da assumere dopo i pasti. La tintura per la presenza di alcool è sconsigliata per le problematiche epatiche ma è consigliata per stimolare l’appetito, da assumere prima dei pasti.

IN CUCINA

Del cardo mariano, in cucina, si usano foglie, fusti, radici, colletto, semi e capolini… insomma, non si butta via nulla. La radice rappresenta un autentico ortaggio, si può sbucciare e lessare e consumare proprio come siamo abituati a fare con carote, rape, bietole… il suo sapore è simile alla barba di becco (raperonzolo selvatico). Il colletto, la parte che segue le radici, può essere privata di spine, lessata e condita oppure tritata per arricchire minestre.

Le foglie del cardo mariano da usare in cucina, vanno raccolte in inverno perché è in questo periodo che sono più tenere e dolci. Dopo aver rimosso le spine si possono tritare grossolanamente per aggiungerle a insalate. Le foglie si possono consumare anche previa cottura. I fusti vanno sbucciati attentamente per ottenerne il cuore: sono teneri e dolci. Potete usarli per fare minestre o arricchire insalate. Potete usare il midollo dei fusti del cardo mariano in cucina proprio come fareste con gli asparagi.

CONTROINDICAZIONI

Sconsigliato a chi presenta allergie alla famiglia delle composite, a chi soffre di gastrite e acidità poiché stimola la produzione di succhi gastrici. Se si stanno assumendo farmaci è bene prima dell’assunzione consultare un medico.

Le foto presenti nell’articolo sono state fatte direttamente dalla dott.ssa Anna Maria in una delle sue passeggiate per i prati del territorio.

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