Basta sfiorare il filo teso di un profumo che i ricordi risuonano immediatamente (Diane Ackerman)
Origini dell’aromaterapia
L’aromaterapia e l’uso delle piante aromatiche in Oriente a scopo terapeutico può essere paragonata all’uso della medicina tradizionale in Occidente. La cura dello spirito e l’ottenimento di un equilibrio energetico vengono perseguiti e raggiunti attraverso la meditazione, lo yoga e l’aromaterapia stessa. Le spezie e le piante aromatiche assumono una valenza magica oltre che terapeutica, sostanze alle quali viene portato rispetto e che trovano largo impiego anche in cucina e per la cura, igiene e bellezza del corpo.
L’aromaterapia in Oriente, al contrario di ciò che successe in Occidente durante il Medioevo, non viene mistificata, al contrario questa tecnica terapeutica si sposa perfettamente con le religioni e la visione universale e di energie interconnesse propria di questi popoli.
La percezione largamente diffusa che l’uomo sia parte integrante della natura e debba vivere in equilibrio con essa e con le forze energetiche dell’universo, fa si che l’aromaterapia e l’uso delle piante e degli oli essenziali in Oriente sia costante e di esempio per la società occidentale.
Aromaterapia e Ayurveda
C’è un’altra patria dei profumi, oltre alla francese Grasse. È Kannauj, regione dell’India settentrionale. In questa Grasse d‘Oriente piante e fiori tipici si trasformano in oli essenziali e fragranze. Il metodo di estrazione è antico e risale all’epoca d’oro del continente, quella della dominazione islamica Moghul del XVI secolo. Fu infatti la regina Roses di Noorjahan ad iniziare la preparazione dei profumi (e degli aromi per i dolci) distillando rose e kewra con l’Attar, alambicchi rudimentali che sfornano oli profumati senza usare l’alcol, molto simili all’odore dei fiori e delle piante originali.
Usati un po’ ovunque per la produzione del Pan Masala (miscela di semi ed erbe da cucina) e nell’industria del tabacco, i forni Attar vivono una seconda giovinezza, in particolare a Kannauj, grazie alla produzione di essenze e profumi che, negli ultimi anni, stanno superando i confini per essere esportati in tutto il mondo. Con questi alambicchi, infatti, si distillano essenze miscelando le piante nell’acqua e facendole bollire su bracieri di legna o carbone per poi essere versati in bottiglie di pelle a riposare. Oltre ad essere il più grande esportatore di olio essenziale di menta, il Paese produce essenze da molte altre piante come ajowan, angelica, artemisia, cumino, corteccia di cannella, citronella, coriandolo, menta, incenso, ginger, patchouli, rosa e sandalo. L’India è l’unico paese ad avere organizzato una istituzione governativa che si occupa di supportare la ricerca e la qualità nella coltivazione e nella produzione di aromi e materie prime per la profumeria. Poiché col metodo Attar, non si impiega l’alcol, queste materie prime sono sempre più richieste dai musulmani che non usano l’alcol per motivi religiosi.
Nell’India antica, gli oli essenziali venivano e vengono usati tutt’oggi per curare malattie sia fisiche che psicologiche. Secondo l’ayurveda, letteralmente “conoscenza della longevità”, ad ogni blocco emozionale corrisponde un blocco energetico lungo i chakra, centri di energia distribuiti lungo la colonna vertebrale, che può essere sciolto con l’aiuto dell’aromaterapia. Alcuni aromi chiamati “rasa” corrisponderebbero a determinate emozioni e l’inalazione del loro profumo favorirebbe la loro funzionalità e quindi il riequilibrio energetico dei chakra.
Ayurveda: abbinare dosha e olii essenziali
Con l’aromaterapia la medicina ayurvedica ristabilisce l’equilibrio della prakriti, il dosha iniziale alla nascita. Questa preziosa eredità appartenente a ogni essere umano si basa sulla capacità equilibratrice degli oli essenziali. In India essa è conosciuta e applicata fin dall’antichità, ma si sta diffondendo, grazie alle scuole di medicina naturale, in Europa e in tutto il mondo. L’Ayurveda arricchisce l’aromaterapia di un elemento in più, prendendo in considerazione non solo la natura del disturbo e le proprietà dell’olio essenziale da applicare, ma anche noi stessi, la nostra costituzione (il nostro genoma, per tracciare un parallelo con l’occidente) e quale importanza ha quest’ultima nell’applicazione del rimedio specifico. In occidente, l’uso tradizionale delle erbe e delle essenze prevede la classificazione delle varie sostanze secondo le loro proprietà terapeutiche generali. Con questo sistema un sintomo, per esempio l’indigestione, viene trattato di solito con essenze classificate come carminative (favorisce l’espulsione dei gas intestinali e riduce gli spasmi). Ebbene, l’olio essenziale selezionato potrebbe essere adatto al sintomo, ma non al “terreno”, non alla costituzione, e produrrebbe, quindi, un effetto parzialmente positivo. Per esempio, per una persona in cui predomina pitta (fuoco) l’Ayurveda sceglierebbe un olio essenziale carminativo rinfrescante, come il coriandolo, escludendo quelli con proprietà riscaldante, come l’origano, che farebbero aumentare ulteriormente pitta (squilibrando perciò quel tipo di costituzione già predominante). Se si è di costituzione vata (tipicamente soggetta a pelle secca, mal di testa, stipsi, ansia nervosa, ipersensibilità, insonnia) meglio evitare profumi acuti o forti. Il tipo vata trae profitto da oli essenziali caldi e stimolanti come canfora, cannella e cipresso, combinati con oli calmanti e stabilizzanti come legno di sandalo, gelsomino sambac o rosa damascena, a olio di sesamo, un olio-veicolo la cui capacità di penetrare nella pelle è incomparabile.
Un tipo pitta (tipicamente predisposto a ulcere, febbre, malattie della pelle di origine infiammatoria, acidità, agitazione, collera) trae profitto da oli essenziali rinfrescanti e calmanti e dalle fragranze fiorite come gelsomino sambac, menta, rosa darnascena e legno di sandalo, mescolate in un olio-veicolo come l’olio di cocco, considerato sedante in Ayurveda.
Un tipo kapha (predisposto, fra l’altro, a indisposizioni respiratorie) trarrà profitto dall’uso di oli essenziali caldi e stimolanti, come salvia, basilico indiano, cedro dell’Himalaya, pino silvestre, mirra, abbinati i oli-veicolo leggeri come jojoba, albicocca, avocado. Le fragranze acute, stimolanti, sono le più adatte al tipo kapha. In questa pratica le proprietà degli oli essenziali sono quindi combinate con la dottrina ayurvedica per dare risultati eccellenti.
Olii essenziali e memorie olfattive
La grande validità degli oli essenziali è data dal fatto che essi sono un concentrato delle proprietà della pianta da cui derivano. Gli oli essenziali non sono efficaci solo a livello cosmetico per il benessere della pelle (mantenendo la sua bellezza e giovinezza, agendo contro alcune affezioni della cute), ma anche per gli organi interni e per il corpo nel suo insieme. Infatti, a un livello più profondo, hanno un effetto riequilibrante e armonizzante sulla nostra psiche. Armonizzano la psiche umana con la sua sorgente: la psiche cosmica. Gli oli essenziali sono “l’anima delle piante”, rappresentano diverse qualità di intelligenza (a seconda della specie e del chemotipo) che Madre Natura ha racchiuso in esse, utili alla nostra psiche e al nostro corpo. Madre Natura con il dono degli oli essenziali ci permette di arricchire e perfezionare i nostri “programmi” e i nostri “schemi mentali”. La nostra psiche e il nostro corpo saranno deliziati dalla presenza degli o.e. e li utilizzeranno come “mattoni”, come elementi basilari.
L’intelligenza naturale che acquisiamo dagli oli essenziali apporterà le informazioni mancanti o carenti alla nostra fisiologia per poter funzionare in modo equilibrato, garantendo al nostro corpo e alla nostra mente salute e benessere. Questo è attuare la prevenzione, eliminare le cause alla radice, eliminare la base delle malattie.
Il funzionamento della memoria olfattiva è tale che i primi ricordi che risalgono all’infanzia sono i più potenti nella loro capacità di suscitare emozioni gradevoli e anche i più facili a riattivare. L’estratto botanico più costoso è l’assoluto delle radici d’Iris, costa circa 100.000 Euro al kg. Il profumo della radice di Iris è bellissimo, odora come la testa dei bambini appena nati, tenero e delicato. La testa del bambino produce questa fragranza subito dopo la nascita in modo che la mamma lo abbia sotto il suo naso ogni volta che lo allatta. E’ un feromone speciale che ha un ruolo cruciale per stabilire il legame olfattivo tra la madre e il figlio e che attiva il suo sistema ormonale dopo aver il parto.
In effetti, le memorie olfattive non svaniscono mai, la loro forza dipende dall’importanza che ha avuto la situazione in cui l’odore è stato percepito. Più antiche sono le memorie olfattive, più profonde sono le emozioni che risvegliano.
“Dall’alba dei tempi le essenze hanno guarito la gente…”
René Mauirce Gattefossé – Pioniere dell’aromaterapia moderna
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