Parabeni in alimenti e cosmetici

 

Continuiamo il nostro discorso sugli interferenti endocrini parlando di una famiglia ben nota: quella dei PARABENI.

Famiglia piuttosto numerosa è usata da più di mezzo secolo per le sue proprietà antimicrobiche e antifungine, sebbene la tossicità di prodotti come l’acido 4 idrossi benzoico e dei suoi esteri e sali come il butilparabene, il metilparabene, l’etilparabene, o il propilparabene sia stata oggetto di numerose ricerche e controversie.

L’industria, che lo ha usato in modo indiscriminato ed esagerato sia negli alimenti che nei cosmetici, ha sempre cercato di sminuire le criticità che di volta in volta emergevano, a fronte di un prodotto dai costi irrisori e dalle indubbie qualità “industriali”.

Studi che ci raccontano del collegamento tra parabeni e malattie ce ne sono tanti e in effetti non è un caso se nell’Unione Europea i parabeni sono classificati come potenziali interferenti endocrini.

In Francia, nel 2011 è stata addirittura adottata la legge promossa da “Lachaud” che recita molto semplicemente: “La produzione, importazione, vendita e offerta di prodotti con ftalati, parabeni e alchifenoli è proibita”. Questa legge non è stata mai applicata (almeno fino agli anni scorsi) e i parabeni in Francia continuano a essere utilizzati nei limiti delle norme europee.,

In Europa, per l’appunto, queste sostanze pur essendo classificate come interferenti ed essendo possibilmente collegate a numerosi tipi di tumore (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35581467/ cancro alla tiroide, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37097579/ cancro al polmone, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31918794/ cancro al seno, solo per citarne alcuni) sono concesse in uso alle aziende alimentari, cosmetiche e farmaceutiche (si! anche nei farmaci) con delle limitazioni rispetto alle quantità che variano da paese a paese. Questo vuol dire che in una nazione se nell’arco di vent’anni mangi un certo tot di parabeni non ti succede niente, se passi il confine invece rischi qualche malattia. Cogliete l’assurdità di tali posizioni?

La FDA statunitense invece, nel 1972 li ha classificati come sicuri e li ha inseriti negli ingredienti alimentari se utilizzati a concentrazioni <0,1%. E’ sempre la somma che fa il totale e forse dipende da quanto mangi 😉 

Ritorniamo al solito problema di cui abbiamo parlato tempo fa; cosa credete che succeda se mangiamo alimenti contenenti queste sostanze (nei limiti di legge), usiamo la cremina per il corpo e lo shampoo con il metilparabene (sempre nei limiti di legge) e poi magari prendiamo un farmaco che lo contiene e continuiamo così per vent’anni?

Ve lo devo dire?

No, non ci credo…lo sapete bene da soli ma forse quando fate la spesa non avete voglia di guardare questo e quello, controllare l’etichetta che è scritta piccola e illeggibile e così alla fine non ci si pensa più e nel carello finisce ogni cosa.

Io invece vi stimolo ad impegnarvi o comunque a far si che i “negozianti” a cui vi affidate siano in grado di capire queste cose e aiutarvi nelle scelte di salute e non di malattia.

Vi assicuro, non è facile passare il tempo a studiare queste cose, cercare nuove ditte, nuovi prodotti naturali, informarsi, testare le novità, assediare i produttori con domande infinite…io e i miei collaboratori lo facciamo per amore del nostro lavoro e per essere coscienti di quello che consigliamo, per poter aiutare con sapienza chi ci chiede consiglio.

Dunque, torniamo ai nostri “amati” parabeni.

Come riconoscerli?

In etichetta con i loro nomi chimici, quelli che ho scritto all’inizio e tutti quelli che gli somigliano 😉 ma anche idrossibenzoato di metile oppure LiquaPar Optima (parabeni nascosti dietro a un brevetto…)

Come additivi alimentari li trovate spesso con le sigle E214, E215, E216, E217,  E218 ed E219.

Usati nei prodotti alimentari sono stati spesso associati a disturbi digestivi, problemi di crescita, insonnia, asma, irritazione oculare, orticaria, iperattività e reazioni allergiche.

Inoltre i parabeni si assorbono facilmente attraverso la pelle e le sue “imperfezioni” ed essendo xeno estrogeni, cioè estrogeni artificiali, possono mimare l’azione degli estrogeni  naturali interferendo con la loro sintesi, il loro metabolismo e la loro risposta cellulare.

Cosa fare dunque?

Non farsi prendere dall’ansia di controllare tutto; ricordate sempre che la mente ha il potere di comandare il corpo e la cosa peggiore che possiamo fare è cadere preda dell’ansia e dello stress.

Pensare invece di cambiare alcune delle nostre abitudini, è un buon primo passo, cominciando dai prodotti che mettiamo addosso quotidianamente (creme, saponi, shampoo, prodotti per il viso e il corpo) per finire con quelli che mangiamo più spesso.

Controlliamo i nostri saponi, shampoo, prodotti di bellezza, ma anche alimenti processati, merendine e prodotti industriali, in particolare quelli destinati ai bimbi che sono sempre i più esposti a questo tipo di contaminazioni!

Cerchiamo di preferire prodotti “naturali” anche se a volte abbiamo l’impressione che siano meno performanti o più costosi; spesso è solo questione di abitudini e di convinzioni. Lasciamoci guidare da chi sa aiutarci a scegliere e proviamo cose nuove, la vita è una scoperta continua.

Ricordate che è sempre la somma a fare il totale e che la nostra salute è nelle nostre mani.

A presto

 

Dott. Paolo

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