BISFENOLO A; dove si nasconde e cosa fa

Vi avevo promesso di continuare il discorso sugli interferenti endocrini parlando del famigerato Bisfenolo A ed eccomi pronto a ripartire:

1) Bisfenolo A, cos’è?

Noto anche con l’abbreviazione di BPA, è una sostanza chimica di sintesi spesso utilizzata come  componente di base per la produzione della plastica ma anche di alcuni tipi di carta termica e resine molto utilizzate nella fabbricazione di comuni beni di consumo.

2) Cosa fa (e perché non ci piace)

E’ un classico interferente endocrino (per la definizione potete leggere il precedente articolo), probabilmente uno dei più noti, con effetti estrogenici (effetti ormonali), capace di provocare tumori ormone-dipendenti e di alterare la funzione tiroidea e dei sistemi riproduttivo, nervoso e immunitario. La sua tossicità è particolarmente spiccata a livello fetale e nei bambini piccoli.

Secondo questo studio (ma ce ne sono moltissimi altri) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25813067/ “il BPA ha dimostrato di svolgere un ruolo nella patogenesi di diversi disturbi endocrini tra cui infertilità femminile e maschile, pubertà precoce, tumori ormone-dipendenti come il cancro al seno e alla prostata e diversi disturbi metabolici tra cui la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). A causa della costante esposizione giornaliera e della sua tendenza al bio-accumulazione, il BPA sembra richiedere un’attenzione speciale come il biomonitoraggio”

3) Dove si trova

Può trovarsi in tappi e bottiglie di plastica per le bibite, nel rivestimento interno delle lattine e delle scatolette per alimenti (conserve), nelle tubature e nei serbatoi per l’acqua potabile, contenitori per lo stoccaggio del vino, alcuni sigillanti dentali, CD, DVD, stoviglie in plastica riutilizzabili, telefoni cellulari, bollitori nonché vari dispositivi medici e giocattoli, nelle plastiche con il codice di identificazione 3 o 7 o la dicitura PC (le bottiglie in PET non contengono BPA), schede di circuiti stampati negli apparecchi elettronici. Può trovarsi anche in biglietti per i mezzi di trasporto, ricevute bancarie o biglietti per i parcheggi e nelle plastiche PVC (cavi, pneumatici), stabilizzatore nei liquidi dei freni.

Pensate un po’, si trova anche nella carta termica degli scontrini che maneggiamo quotidianamente. E’ per questo che ho messo la foto di uno dei nostri scontrini perché appunto, nel nostro caso, è certificato BPA free!

4) Come evitarlo

Beh, questo è facile, basta evitare i prodotti che lo contengono informandosi sulla composizione dei materiali e in particolare facendo attenzione all’uso delle plastiche. Meno plastica usiamo, soprattutto per i nostri bambini, meglio è sotto tanti punti di vista.

Voglio farvi un esempio di materiali che rischiamo di usare senza renderci conto che contengono BPA.

Avete presente i piatti in Bamboo per i bimbi? O i bicchieri e le stoviglie? Ecco, lì si annida spesso il BPA perché le resine usate per tenere insieme la polvere di bamboo (e non il bamboo intero) sono fatte con il BPA. Parliamo di piatti e stoviglie che misteriosamente costano poco e il motivo è che per ottenere prodotti a basso costo il compromesso (chiamiamolo così) è quello che riguarda la qualità. Anni fa ho portato a Tivoli una ditta meravigliosa che si chiama Eco Rascals che fa piatti e stoviglie in Bamboo per bambini, con bamboo biologico e certificato BPA free; i piatti non sono fatti con la polvere incollata…ma sono fatti veramente di bamboo intagliato… una bella differenza che non è stato facile spiegare a chi mi diceva che “lo stesso” prodotto costava meno se fatto da altre ditte. La differenza era, come sempre, nella qualità di una scelta consapevole.

Bene.

Dovremmo tenere presente questo discorso anche per i capi di abbigliamento e le colorazioni ma questo è un discorso che affronteremo un’altra volta, promesso.

Continuiamo con una curiosità che non vi farà dormire bene 😉

Che il BPA fosse cancerogeno si “sospetta” da almeno 50 anni; potete immaginare quante prove ci siano state nel tempo, eppure il BPA, fino al 2018, era tranquillamente presente nei BIBERON per lattanti! Dopo il 2018, di fronte all’evidenza innegabile è stato vietato per legge, ma solo nei biberon e nei prodotti in plastica per bambini fino ai 3 anni di età.

Per gli altri prodotti si è fatto ricorso al concetto di “dose tossica” vale a dire che si monitora la sostanza per capire quanta se ne possa assumere nell’arco di una vita senza rimetterci le penne.

Che io sappia, l’ultima analisi ufficiale risale al 2015, quando L’EFSA ha potuto stabilire la nuova dose giornaliera tollerabile in 0,2 nanogrammi (2 miliardesimi di grammo), in sostituzione del precedente livello temporaneo di 4 microgrammi (4 milionesimi di grammo), per chilogrammo di peso corporeo al giorno.

Ciò significa circa ventimila volte più bassa!

Lo ripeto, fino al 2015 ci è stato detto che una dose X di BPA andava bene, nessun problema; poi improvvisamente dopo il 2015 hanno detto che no, la dose che va bene è un tantino più bassa, di 20.000 volte appena.

Capite bene di cosa stiamo parlando, non credo ci sia bisogno che io vi dia altre spiegazioni.

Detto questo, continuiamo a studiare, capire, a farci domande e ad essere critici perché solo così potremo almeno tentare di prevenire molti problemi anziché curarli.

Continuo a insistere in particolar modo con i genitori, perché la salute dei loro figli dipende dalle scelte che verranno loro “imposte” nei primi anni di vita, anche da prima dal concepimento.

Per molte persone che vedo giornalmente, lo stato di salute attuale non è altro che la diretta conseguenza dalle scelte fatte nell’arco di una vita.

E voi cosa scegliete?

Abbracci BPA free e a presto 😉

 

Dott. Paolo

 

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