Il TEFLON e le padelle di mamma

Chi di noi non è stato bacchettato dalla mamma perché ha usato una forchetta per prendere il cibo dalla “sacra” padella di Teflon ???

Beh, io si, e come spesso è accaduto, mia madre aveva ragione e non era solo questione di sprechi o di avere una padella rigata, era una vera e propria questione di salute.

Il Teflon è un materiale che come per molti materiali di successo, venne scoperto per caso dal chimico Roy J. Plunkett mentre lavorava su quello che doveva essere un gas, il tetrafluoroetilene (TFE).

A conclusione di uno dei suoi esperimenti si ritrovò invece davanti a una polvere bianca che segnò la svolta della sua vita e anche della nostra: il politetrafluoroetilene (PTFE) noto oggi come Teflon.

Gli atomi di carbonio e fluoro si erano uniti in modo inaspettato a formare un nuovo polimero e cioè un insieme di tante unità ripetute dalle incredibili caratteristiche di robustezza, idrorepellenza, insolubilità in qualsiasi solvente, non infiammabile, incapace di condurre elettricità e stabile quasi fin sopra ai 200 gradi.

L’uso che ne conosciamo, dalla metà del secolo scorso, è stato principalmente quello destinato alle padelle antiaderenti ma oggi si usa anche sui capi di vestiario o per le scarpe, sfruttandone la scorrevolezza, la resistenza e l’idrorepellenza.

Fin qui sembrano tutte buone notizie ma passiamo alla parte che riguarda la nostra salute di consumatori “coscienti”.

La pericolosità del Teflon (anche noto con altri nomi commerciali, Fluon, Algoflon, Hostaflon, Inoflon) è strettamente legata alla presenza dell’acido perfluoroottanoico (PFOA), utilizzato in alcuni processi di preparazione del prodotto finale e che si trova nel rivestimento dei tegami e delle padelle.

Questo prodotto è quello con cui entriamo in contatto quando righiamo con il coltello o la forchetta la famosa “padella di mamma”.

Come ce ne accorgiamo? Dall’urlo di mamma!

Scherzi a parte, il PFOA è un interferente endocrino, o anche un “distruttore” endocrino presente insieme al PFOS (altra sostanza con le stesse caratteristiche di famiglia) nel DECALOGO del Ministero dell’Ambiente e dell’Istituto superiore di Sanità.

E’ molto insidioso e anche lesioni invisibili o piccole delle nostre padelle possono essere causa di cessione di PFOA e plastiche agli alimenti che vengono in esse cucinati.

ll PFOA è classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro in classe 2B (possibilmente CANCEROGENO per l’uomo) ma vi spingo sempre a ricordare che il problema di tutti questi agenti chimici che sono in grado di interferire con il nostro sistema ormonale, riproduttivo o ghiandolare, è che agiscono sinergicamente e con l’effetto “Cocktail” di cui abbiamo parlato negli scorsi articoli.

Un po’ di questo, un po’ di quello, per tanti anni e alla fine il danno è fatto.

Non solo; come se non bastasse il problema del PFOA e dei PFC in generale (vedi dopo), uno studio del 2022 (https://news.flinders.edu.au/blog/2022/10/31/not-so-tough-teflon/) ha dimostrato che il Teflon non è così resistente come si credeva e anche solo con il lavaggio e l’utilizzo può rilasciare milioni di particelle di micro e nano plastiche che ingerite, nel tempo, potranno portare danni ingenti alla salute; solo una crepa superficiale su una padella rivestita di teflon può rilasciare circa 9100 particelle di plastica.

Pensate che si stima che ogni persona, ogni settimana, (per varie vie) arrivi a ingerire una quantità di plastica equivalente ad una carta di credito. In una vita media, arriviamo a ingerire l’equivalente di due bidoni dei rifiuti. Altro che intestino irritato…

Il lavoro che dobbiamo fare fin da piccolissimi (per i nostri figli) è evitare il più possibile l’esposizione ripetuta e quindi prendere buone abitudini e usare prodotti di alta qualità.

Altro problema del Teflon è quello legato all’enorme rilascio di PFOA nell’ambiente, come elemento di scarto e di lavorazione da parte delle industrie che lo usano; abbiamo visto quanto sia difficile da degradare e quindi ce lo ritroviamo nei mari, nel cibo, nelle acque dei fiumi e in quelle di falda …

I tumori di ogni tipo sono in costante aumento e sembra che a nessuno interessi smettere di provocarli, almeno finchè è così interessante concentrarsi sulla “cura”, cioè sull’assunzione di farmaci costosissimi che mirano come sempre al sintomo e non ad evitare il problema.

Per questo insisto con il dire che la salute è una nostra responsabilità e finchè non ce la assumeremo staremo sempre male per qualche imprecisato motivo o per volere del destino.

Ora passiamo ai consigli che è meglio😉

Usate padelle in ceramica (attenti alle vernici! Eh lo so, non la smetto mai 😊) o in acciaio e soprattutto non usate MAI padelle o pentole di Teflon rigate, danneggiate o troppo vecchie. Se le volete comprare, compratene di alta qualità, hanno un costo superiore e il motivo è che sono fatte bene e lo strato di Teflon è resistente e più spesso. In ogni caso le padelle in Teflon andrebbero cambiate con buona frequenza.

Quando la padella costa pochi euro, dovete chiedervi se state risparmiando pochi euro o ci state rimettendo la salute…

Cucinate poco i cibi e preferite la cottura al vapore.

Se poi amate capire bene quello che vi viene raccontato e siete gente che unisce i puntini, allora vi lancio una bella palla:

i capi di vestiario rivestiti in teflon, vengono sponsorizzati e spinti dall’industria per essere in grado di diminuire “l’impatto ambientale” (frase molto in voga) visto che non si macchiano perché sono repellenti praticamente a tutto e sono molto resistenti anche all’usura.

Si asciugano più velocemente e, sempre secondo chi li produce, hanno minori costi (meno lavatrici, meno corrente, meno detersivi) e impatto sull’ambiente. In pratica vengono venduti come il miracolo “verde” dalle aziende che posseggono i vari brevetti dai nomi fantasiosi.

Dall’altra parte, se attiviamo un po’ le sinapsi non è difficile vedere dietro questa patina “verde” l’enorme danno ambientale prodotto e l’enorme danno alla salute per chi vive nelle aree interessate.

Si legge nel rapporto di Green Peace del 2016 (https://www.greenpeace.org/italy/rapporto/723/come-i-pfc-entrano-nel-nostro-corpo/):

“la produzione di composti chimici pericolosi come i PFC, ha generato un inquinamento diffuso nelle acque superficiali (fiumi e laghi), potabili e di falda ma anche nell’aria e nella polvere domestica. Prove evidenti dell’inquinamento, recente o passato, generato dalle aziende chimiche che producono PFC, inclusi quelli utilizzati nella produzione del PTFE (conosciuto come Teflon), esistono per almeno quattro aree del pianeta: la valle del Mid-Ohio negli Stati Uniti, la zona di Dordrecht in Olanda, la provincia di Shandong in Cina e la regione Veneto, in Italia».

(I PFC sono composti poli- e per-fluorati, usati come materiali impermeabili e antimacchia, ma che possono favorire l’insorgenza di tumori (ad esempio) al rene e ai testicoli. Il problema per la salute non riguarderebbero chi indossa questi indumenti, ma solo “eventualmente” chi lavora nella produzione e la popolazione residenti nelle zone in cui si trovano le fabbriche).

Avrete notato che fra le 4 zone del mondo super inquinate e a rischio c’è il Veneto, in particolare la zona tra Piacenza Padova e Verona, dove risiedono molte aziende del settore e anche centinaia di migliaia di persone ignare di tutto questo.

 

Colto il paradosso “green”? Adesso pensate a tutte le cose “verdi” che verdi non sono e noi ci rivediamo alla prossima puntata.

Vi auguro un pranzo cotto al vapore per la contentezza di mamma 😉

A presto

 

Dott. Paolo

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